top of page

NEMICI IN COMUNE.

Quando si parla di nemico, si pensa a qualcuno di diverso da noi con la quale scontrarsi, qualcuno di così radicalmente alieno da apparire come incompatibile.

La verità è che spesso il nemico non è altro che un avversario fittizio, programmato, infondato, dove, se ci si sofferma un attimo, nella maggior parte dei casi non esistono neppure delle vere e proprie discrepanze tra gli animi.

Pensando alla solita frase “il nemico del mio nemico è mio amico”, si mette fortemente in risalto come il tema della “guerra” con qualcuno sia del tutto immotivato ed irrazionale.

Ci si può ricollegare alla canzone di Fabrizio de André “Papaveri rossi”, in particolare nella strofa:

E mentre marciavi con l'anima in spalle

Vedesti un uomo in fondo alla valle

Che aveva il tuo stesso identico umore

Ma la divisa di un altro colore

Sparagli Piero, sparagli ora

E dopo un colpo sparagli ancora

Fino a che tu non lo vedrai esangue

Cadere in terra a coprire il suo sangue

E se gli sparo in fronte o nel cuore

Soltanto il tempo avrà per morire

Ma il tempo a me resterà per vedere

Vedere gli occhi di un uomo che muore

E mentre gli usi questa premura

Quello si volta, ti vede e ha paura

Ed imbracciata l'artiglieria

Non ti ricambia la cortesia”

Ciò sta ad indicare come la diversità si basa solo su di un costrutto sociale che non fa altro che minare l’umanità che vive dentro ognuno di noi.

Personalmente credo che questo tema del "nemico comune" sia applicabile in qualsiasi campo, dalle radici dell'uomo al suo presente, tanto che si potrebbe definire come un vero e proprio collante per la nostra razza.

Ovviamente questo è meno visibile al giorno d'oggi, dove viviamo all'interno di una società che malgrado tutto ci protegge e ci modifica, ma se pensiamo al nostro passato ci rendiamo conto che non è stato sempre così.

La comparsa vera e propria dell'uomo sulla terra è avvenuta all'incirca 250000 anni fa, che agli inizi viveva in gruppi più o meno numerosi, ma mai in relazione tra di loro, o almeno non come si potrebbe intendere oggi.

Qualsiasi cosa poteva rappresentare una possibile minaccia per la specie, che andava protetta e tutelata anche con la vita, pur di assicurarne la sopravvivenza, vedendo in tutto un nemico e stando sempre sulla difensiva, attivando persino delle risposte fisiche come la stimolazione dell'insula (la sorgente delle emozioni e dell'empatia) che generalmente, nei mammiferi, reagisce al sapore o all'odore di marcio provocando la nausea e/o il vomito per scongiurare rischi di avvelenamento, ma che nell'uomo provoca un disgusto sia sensoriale che morale, risposta presente anche al giorno d'oggi, come avviene alla vista di qualcuno ritenuto straniero alla nostra concezione di "noi".

Ciò può dimostrare come alla fine tutti avevano (ed hanno) un nemico comune: l'altro, il diverso, ovvero lo sconosciuto, oppure l'animale o la natura.

Nel momento in cui anche comunità estranee si sono trovate attaccate da una minaccia più imponente, sicuramente avranno trovato il modo di cooperare, quasi dimenticando le loro differenze.

Questo perché prima di essere animali sociali siamo animali, perciò esseri con alla base l'istinto di sopravvivenza.

Proiettando invece questa visione alla situazione attuale, si potrebbe parlare della reazione del mondo alla minaccia del COVID19: Persino le nazioni ostili tra di loro hanno cooperato per far fronte a tale minaccia, l'umanità intera ha unito le forze per provare a trarre una soluzione, a trovare un vaccino, ad aiutare il prossimo, a formare un legame così forte (ed allo stesso tempo fragile) da risollevare se stessa dal duro colpo subìto.

É tristemente osservabile, però, come questo legame sia irrimediabilmente destinato a sciogliersi, così come la neve alla fine dell'inverno che lascia poi scoperta ogni cosa che sotto il suo mano sembrava scomparsa, tornando invece alla luce esattamente nella posizione nella quale era. Le nazioni continuano a fare i propri interessi, la collaborazione che fino a poco prima sembrava essere un sogno ad occhi aperti è tornata ad essere un'utopia, come facilmente prevedibile.

Questo perché, sempre ritornando a parlare delle nostre radici sociali, l'uomo è abituato a stare in gruppi con un numero ristretto di individui, se vuole mantenere una certa pace, ma formando sempre dei sottogruppi, da ciò mi verrebbe da dire che l'uomo è sì un animale sociale, ma non troppo, visto che bisogna tenere in considerazione la differenza tra "sociale" e "civile".

Come anche detto da Giuseppe Ungaretti, la civiltà è il gesto più contro natura che l’uomo abbia mai fatto, perciò non arriveremo mai alla “società ideale” se questa vede come necessità il fatto di essere composta da esseri umani, animali tanto egocentrici quanto sociali. Esiste un modo per ovviare a questo problema mantenendo sia la condizione di persone sia quella di membri sociali validi a noi ed agli altri?

Perché abbiamo la necessità di essere una comunità se riconosciamo le complicanze nel crearla? Per autocommiserazione o per necessità?

Potremmo far riferimento ai nostri tratti caratteristici: il pensiero, la memoria cosciente e la parola, con la quale evitare di commettere gli stessi errori, basare su di essi un futuro migliore, creare idee e comunicare, confrontarsi.

Partendo dal fatto che la parola "confronti" contiene la parola "Fronti", il che mi fa ripensare ai fronti in guerra, mi viene in mente come appunto in un dialogo ci si possa rivedere un conflitto bellico, sta poi agli interlocutori se renderlo pacifico o distruttivo. Il fatto di mettere a contatto il proprio fronte, con le varie idee e convinzioni, con un altro che ne può essere anche contrapposto, è un gesto di maturità e coraggio, perché ci si pone nella posizione di aprirsi anche a ferite, mettendo la propria incolumità nelle mani dell'altro, in un grande gesto di fiducia fraterna, creando così le basi per far si che l'unico nemico sia non più il prossimo, ma l'intolleranza, potendo così parlare veramente di qualcosa in "comune".

-Chiaramaria Febbraro, 24/12/2020


ree

 
 
 

Commenti


Post: Blog2_Post

Subscribe Form

Thanks for submitting!

  • Facebook
  • Twitter
  • LinkedIn

©2020 di Cultivate Words. Creato con Wix.com

bottom of page