I CONFINI.
- Febbraro Chiaramaria

- 6 lug 2020
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 8 lug 2020
Ho scelto di approfondire il tema del confine.
Personalmente credo che esso, o ogni tipo di limite che ci imponiamo o ci viene imposto, sia scaturito dalla paura e, più che prevenirla molto, spesso crea l’effetto opposto, originandola.
Posso sostenere questa tesi con l’esempio dello schema, che descrive il confine come cosa che ti imponi per “non finire in mezzo ai guai”, appunto per timore delle conseguenze e non per una volontà propria di rispettare qualcosa.
Da qui posso dedurre ulteriormente come l’uomo sia in effetti un animale istintivo, che si è autoimposto una sorta di “dovere di civilizzazione”, in cui esso deve distinguersi inscenando la parte di un essere avanzato e capace di autocontrollo in ogni situazione, di non cedere all’eccesso, per sua naturale prodezza;
inutile dire che così non è, altrimenti non sarebbero necessarie leggi e norme, volte a contenere in qualche modo il bisogno innato di ogni animale di agire d’impulso, e per far ciò si usa lo strumento più potente che il più forte ha contro il più debole: la paura.
Se compi un crimine, si rischia la galera o una punizione economica, perciò si evita di commettere tali atti.
Il bambino viene abituato dai genitori che nel caso in cui egli provi a disobbedire a quanto da loro detto, allora sarà messa in atto una punizione.
A scuola correggono il comportamento con note disciplinari e didattiche, a lavoro con il licenziamento ecc.
Ma la cosa più radicata nell’animo umano è la paura scaturita dal dubbio, specialmente su cosa aspetta ad ognuno di noi una volta deceduto, ed è qui che entra in scena la religione, in grado di ricoprire un importantissimo ruolo a livello di pressione psicologica, in cui l’individuo si vede perennemente osservato da un’entità superiore e onnipresente, dalla quale non ci si può nascondere e il cui giudizio non può essere raggirato.
Fondamentalmente l’uomo ha paura del tempo, che gli venga sottratto, e pensare che l’eternità possa dipendere dalle sue azioni costituisce una responsabilità che egli non è in grado di sostenere, perciò cerca disperatamente di assicurarsi un utopico futuro con azioni alle volte contraddittorie tra di loro, volte a voler innalzare l’anima trascurano i doveri concreti, da qui i casi in cui ci si dedica eccessivamente ad associazioni o realtà decadenti, magari tralasciando la propria famiglia.
Esistono inoltre i falsi confini, che fungono con il medesimo meccanismo, ma presentano una struttura di gran lunga più subdola della precedente, in cui si cerca di creare una paura talmente forte da tramutarsi in tabù, impossibile da affrontare e argomento assolutamente scomodo e da evitare.
In conclusione, ritengo che i confini sono tutto ciò che abbiamo in grado di dividere la nostra situazione dall’anarchia sociale, personale e spirituale e, in quanto tali, sono necessari per una convivenza pacifica, ma dovrebbero comunque essere bypassabili, in modo da non rappresentare più una minaccia, ma una consapevole risorsa.
Chiaramaria Febbraro, 06/07/2020




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