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L’ADOLESCENZA. Famiglia, coetanei e solitudine. Può la società influenzare l’individuo dal profondo?

Aggiornamento: 8 lug 2020

Spesso si parla di “generazione”, tendendo a non fare le dovute distinzioni tra i vari individui, andando a trattare l’adolescente come il prodotto della società o delle persone frequentate, ma è giusto considerarlo così plasmabile?


Io condivido questa affermazione solo in parte, perché alle volte la famiglia ed i coetanei offrono all’adolescente contributi opposti.

Può capitare infatti che un ragazzo abbia sin dalla sua infanzia avuto determinati insegnamenti, ideologie o abitudini, e che durante l’adolescenza frequenti determinati individui che riescano a rivoluzionare o sostituire completamente questi fondamenti, creando perciò dei conflitti.

Il ragazzo in questione tende ad assecondare le amicizie e disobbedire alla famiglia, che non se ne capacita e tende a prendere due tipi di soluzioni:

lascia che il proprio figlio faccia per la maggior parte ciò che desidera o pone ulteriori limiti, nel tentativo di limitare o quantomeno ammortizzare questo fenomeno.

Nel primo caso il ragazzo riconoscerebbe nei genitori una figura amica, ma correrebbe più rischi in quanto privo di una guida forte, nel caso in cui esso sia già propenso ad eccessi; nel secondo caso invece vede la famiglia come un ostacolo volto ad impedire la sua affermazione e realizzazione sia personale che agli occhi degli altri, perciò tende a trasgredire ogni regola imposta, trovando conforto negli amici.

Personalmente credo che la famiglia e gli amici siano due fondamentali pilastri sia in questo periodo che in tutta la vita. Essi possono offrire un punto di riferimento importante per il giovane in quanto ricercatore di comprensione, libertà e svago, che può trovare nei coetanei, ma anche certezze, esperienza e sicurezza che può cogliere in famiglia.

Ritengo che un altro elemento fondamentale sia la solitudine, in grado di dare la possibilità di scoprire se stessi, crearsi un modo d’essere personale e concentrarsi sui propri interessi, ma anche per decifrare meglio i cambiamenti in atto senza distrazioni o influenze.

Anche con quest’ultima però possono presentarsi complicanze, sia da parte dei coetanei che tendono ad etichettare come “strano” o “asociale”, con conseguente esclusione sociale ai danni del ragazzo in questione, che si ritrova così in una solitudine non più positiva e volontaria, ma alienante e dannosa, che con la famiglia: se prima quest’ultima si preoccupava delle compagnie, ora si cura maggiormente per il figlio troppo solitario, continuando a spronarlo e ad offrirgli stimoli, creando solo nuovi conflitti, che però stavolta il ragazzo affronterà da solo, chiudendosi ulteriormente, ma in ogni caso non reputo questo un fattore negativo in tutti i casi, difatti se il giovane riesce a stare solo senza il bisogno compulsivo di scappare da se stesso in primis, allora è abbastanza maturo da capire che la famiglia fa ciò come segno d’interesse, ed ha la capacità di risolvere questi conflitti conoscendosi a sufficienza e sapendo ciò che vuole, da se stesso e da ciò che lo circonda.

Purtroppo, però, talvolta accade che il giovane voglia sentirsi per forza accettato dalla società, e si amalgama confondendosi, però con ciò rischia di non riuscire a crearsi un’identità originale e forte, essendo perciò più esposto ad affrontare negativamente le sfide offerte dalla vita in futuro, che questa volta dovrà affrontare da solo, e che potrebbero portarlo a soccombere sotto le personalità dominanti, aumentando il senso di non accettazione già presente e mai affrontato.

Tendendo a proiettare la propria confusione sugli altri può capitare anche che egli si ritrovi solo, tornando a comunicare maggiormente con il nucleo familiare, contrariamente da come avveniva in quanto spiegato precedentemente.

In conclusione, la mia idea è che in questo periodo della vita bisogna contare sulla famiglia (in grado di fornire un punto di riferimento e sani principi), sugli amici (in cui potersi riconoscere e su cui contare, ma anche con cui fare esperienze per entrare a far parte del mondo), ma soprattutto su se stessi, su ciò che ci piace e ci rappresenta, cercando di costruire il nostro piccolo mondo e le basi per il nostro futuro, di cui dobbiamo essere gli artefici fondamentali.


  • Chiaramaria Febbraro, 04/07/2020



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